Descrizione
Fare scultura con oggetti di scarto o di recupero è ormai una pratica molto in voga nel mondo dell’arte contemporanea.
Oggi si chiama trash-art o waste-art, spesso la sentiamo nominare come processo di upcycling, ma le sue origini sono più lontane di quanto
crediamo.
È infatti dall’inizio del XX secolo che l’oggetto di uso comune ha fatto irruzione nel mondo dell’arte con la geniale irriverenza del Dadaismo di
Marcel Duchamp e dei suoi ready-made e del semplice object trouvé che si ritrova anche nei lavori di altri artisti come Joseph Cornell.
In Italia questo tipo di operazione è lampante nelle opere degli artisti dell’Arte Povera e in alcuni artisti della Pop Art italiana come Mimmo
Rotella, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta.
Ma in che cosa consiste quest’arte? La trash-art o waste-art consiste nel recupero di oggetti provenienti dalla
vita di tutti i giorni, prelevati dalla quotidianità e spogliati della loro funzione comune per essere riportati in uno nuovo contesto, quello artistico, in cui assumono un significato nuovo, dirompente, spesso di critica o denuncia nei confronti di una società sempre più consumistica che non bada agli sprechi, smaniosa della novità dell’ultima moda per tenere il
passo con i tempi in una corsa che non conosce fine.
Partire da un oggetto che già c’è permette di fermarci un attimo per pensare, riflettere sui numerosi aspetti che non siamo soliti vedere. È una
pausa da quella corsa frenetica che ci riporta al qui e ora e che, in fondo, parla proprio di noi, del mondo ma anche del modo in cui viviamo.